Calo progressivo e percentuali che si collocano sotto gli obiettivi regionali. È la fotografia del tasso vaccinale nella provincia di Monza e Brianza, dove sempre più genitori decidono di rimandare o addirittura non somministrare le vaccinazioni pediatriche messe a disposizione dal Servizio sanitario nazionale.
A raccontare con i numeri un trend ormai sempre più diffuso anche nel nostro territorio è l’Azienda di tutela della salute della Brianza, ex Asl Monza e Brianza. Le percentuali di coperture vaccinali hanno registrato un calo continuo dal 2010 al 2015. Tutte le vaccinazioni pediatriche, tranne quella contro il pneumococco e meningococco, hanno costantemente perso punti percentuali.
L’esavalente, che comprende le vaccinazioni contro poliomielite, difterite, tetano, pertosse, epatite B, emofilo B e che viene somministrata in un’unica dose, è passata da un tasso vaccinale del 97,17% nel 2010 al 95,20 dello scorso anno. Più evidente il calo per la vaccinazione contro morbillo, parotite e rosolia (vaccino trivalente prima dose) che toccava nella nostra provincia un tasso vaccinale del 96,14% sei anni fa, calato al 93,31% nel 2015, al di sotto dell’obiettivo fissato dalla Regione Lombardia al 95% per questo tipo di vaccino. Stessa sorte anche per la seconde dose del medesimo vaccino, passata dal 93,56% del 2010 all’87,50% del 2015, anche in questo caso sotto l’obiettivo regionale di 6,5 punti percentuali.
Cali si registrano anche per la vaccinazione contro difto e tetano nei sedicenni, al primo richiamo dopo dieci anni, che nel 2010 toccava gli 84,40%, scesi a 82,16% nel 2015
A segnare segno positivo sono in particolare le vaccinazioni contro penumococco e meningococco di tipo C, soprattutto in conseguenza dei numerosi casi di meningite riscontrati nei mesi scorsi in Toscana, e alla luce anche di campagne di informazione massicce, supportate anche da volti noti come quello della campionessa paralimpica Bebe Vio.
La prima dose del vaccino pneumococco è passata da un tasso vaccinale dell’84,31% di sei anni fa al 95,92% dello scorso anno, così come la prima dose del meningococco di tipo C che bel 2010 aveva registrato una percentuale dell’80,35%, salita a 91,92% nel 2015.
«I vaccini pediatrici sono sicuri – afferma con forza i medici dell’Ats della Brianza – I vantaggi derivanti dalla vaccinazione sono enormi rispetto agli effetti collaterali che sono in genere molto modesti. Le complicazioni gravi – precisano – seppur possibili, sono rarissime e meno gravi delle eventuali complicanze delle malattie naturali».
Il calo costante delle vaccinazioni rischia di far riemergere malattie ormai scomparse e la cui diffusione è oggi favorita dall’incremento degli spostamenti. L’Oms ha fissato per l’Europa l’eliminazione di morbillo e rosolia congenita entro il 2018, ma stando al trend attuale di copertura questo sembra ormai un obiettivo lontano.
«È giusto spiegare ai genitori la sicurezza dei vaccini e sfatare così certe false credenze, ma è altrettanto importante che conoscono la motivazione che sta alla base di ogni vaccinazione», è l’appello lanciato a tutti i colleghi pediatri dalla dottoressa Valentina Decimi, pediatra dell’associazione Salvagente che da anni si occupa di prevenzione e tutela della salute dei più piccoli, nell’intervista al Cittadino in edicola giovedì 3 novembre 2016.
«Penso che il calo preoccupante della percentuale di vaccinazioni pediatriche dipenda da diversi fattori – spiega – Prima di tutto da una scarsa percezione della gravità delle malattie contro cui si vaccina. Solo il vaiolo è stato debellato dalla faccia della Terra, tutte le altre malattie mietono ancora vittime in molte parti del mondo. Inoltre c’è poca informazione su perché è opportuno vaccinare i bambini nel primo anno di vita e non dopo».
Fondamentale dunque parlare con i genitori fin da subito, per evitare che cerchino su Internet o in fonti non ufficiali e certamente non scientifiche le risposte a dubbi e domande. Come la famigerata correlazione tra vaccino contro il morbillo e l’autismo o l’epilessia.
«Tutti gli studi scientifici hanno dimostrato l’infondatezza di queste affermazioni. Il fatto è che entrambe queste patologie si evidenziano nel primo anno di vita – aggiunge Valentina Decimi – proprio nel periodo in cui i piccoli vengono vaccinati. Ma questa è una relazione solo temporale e non causale».