«Una rivoluzione». Così Roberto Mauri, direttore della cooperativa La Meridiana, definisce in una parola la nuova sfida tutta monzese per la cure dei pazienti con grave forma di demenza e i malati di Alzheimer. Si tratta del “Paese ritrovato”, il primo villaggio in Italia dedicato all’assistenza di anziani colpiti da varie forme di demenza, pensato dalla Meridiana e operativo entro i primi mesi del 2018.
Un vero e proprio paese all’interno della città che sorgerà su viale Elvezia, a ridosso del centro Slancio dove sono ospitati i pazienti in stato vegetativo e i malati di Sla. Il progetto, curato dallo studio La Meridiana e progettato dall’architetto Giovanni Ingrao, comprende quattro palazzine destinate a ospitare otto appartamenti da 420 metri quadrati, abitati da otto anziani ciascuna, per un totale di sessantaquattro ospiti tra uomini e donne. La struttura si estenderà su una superficie di 13.500 metri quadrati circondata da verde e vialetti. Non solamente una residenza protetta ma un luogo reale, pensato e studiato in ogni dettaglio per rallentare il decadimento cognitivo e ridurre al minimo le disabilità della vita quotidiana.
Un piccolo quartiere sicuro dove, una volta usciti di casa, gli ospiti potranno trovare il bar e il minimarket, il salone del parrucchiere, la cappella e il teatro e poi ancora una palestra, la sala hobby e persino l’ufficio informazioni.
«È il ribaltamento delle cure che tradizionalmente venivano riservate a pazienti di questo tipo – continua Mauri – Solitamente una volta ricoverate queste persone tendono a fuggire o diventano violente, vengono quindi sedate e contenute, costrette spesso in carrozzina perché non si facciano male. In questo modo vogliamo invece proporre a questi anziani una vita il più normale possibile, lontani dallo stress e godendo di tutta la libertà che avrebbero stando a casa loro, ma alleviando le famiglie dell’immane peso di dover gestire da soli malati di questo tipo».
Il cantiere partirà il prossimo mese mentre il taglio del nastro è previsto già per la fine del 2017, con apertura della struttura agli ospiti nei primi mesi dell’anno successivo. L’intero progetto costa 8.729.000 euro, di cui 6.360.000 euro sono già a disposizione della cooperativa, frutto prevalentemente dei contributi donati da tre famiglie monzesi: Fontana, Rovati e Fumagalli, che da soli hanno versato il 70% della cifra già raccolta.
«Abbiamo immaginato un luogo di cura ma anche di incontro e di scambio – ha aggiunto Mariella Zanetti, geriatra della cooperativa – un quartiere costruito su misura per contenere gli stress, le forme aggressive, ridurre il consumo di farmaci e garantire una vita migliore ai malati». La demenza, infatti, sarà la grande sfida sanitaria dei prossimi decenni.
Secondo l’Oms nel giro di vent’anni il numero dei malati è destinato a raddoppiare: il Paese ritrovato vuole essere l’inizio di una nuova idea di assistenza.