A Monza il cartello è in bella vista all’ingresso del bar Arengo, al ponte dei leoni, solo da qualche giorno. Sono pochi i passanti che hanno notato quel divieto sulla porta a vetri, così simile al tradizionale “Io non posso entrare” riservato ai cani. Ad accorgersene e ad amplificare commenti e dibattiti, è stato il popolo dei social. E così quella che nelle intenzioni della titolare voleva essere solo una provocazione si è tramutata nel giro di poche ore soltanto un vero e proprio caso. Sì perché sul cartello la parti si sono invertite: i cani, di qualunque taglia, sono i benvenuti, a non poter entrare sono invece le pellicce.
«Non vogliamo discriminare nessuno – spiega Angela Sorgente, titolare da qualche anno del bar – a chi indossa una pelliccia chiediamo di lasciarla fuori, appesa a un attaccapanni che abbiamo messo all’esterno del locale. Ovviamente nessuno ha accolto il nostro invito e così da qualche giorno le ragazze e le signore in pelliccia preferiscono non entrare nel mio bar. Non mi importa perdere qualche cliente, desidero solo lanciare un messaggio ed educare al rispetto, anche degli animali».
Di parere opposto i passanti, fermati a commentare il cartello proprio davanti all’ingresso del bar. «Mi sembra un atteggiamento discriminante, io amo gli animali ma ho anche qualche pelliccia e mangio carne».Oppure: «Il bar è in qualche modo casa sua, credo possa fare quel che vuole, al massimo perderà i clienti». Sul cartello è disegnata una giacca di pelliccia sbarrata, «ma allora dovrebbero controllare anche cinture e borse, scarpe e portafogli e l’interno dei guanti e degli stivali» infine.
O anche: «Questa mi sembra una campagna aleatoria, vorrei invece che sparissero tutte le macchinette da gioco dai bar, quella sì sarebbe una giusta causa».
Commenti che non mutano le convinzioni della titolare dell’Arengo che intende lasciare il cartello ben in vista fino alla fine dell’inverno. «Troppe volte ho visto ragazze di venti o trent’anni entrare nel mio bar sfoggiando orgogliose le loro pellicce, e poi ho detto basta. La mia è una provocazione. In tanti mi hanno mandato messaggi di incoraggiamento e questo mi basta».