Il racconto con gli occhi di chi ha deciso di esserci, a Desio, per manifestare contro Pedemontana. È Paolo Taraboi, monzese, del Movimento 5 stelle, che ha scritto a ilcittadinomb.it la sua manifestazione. Eccola.
Domenica 22 settembre 2013. Desio.
Piano piano la piazza si riempie e con un po’ di ritardo sul previsto il corteo si mette in movimento. Qualcuno osserva che conosce l’80% dei presenti e che ciò non è un buon segno. Probabilmente ha ragione. Ho la netta sensazione che i duemila partecipanti dell’anno scorso sono un’utopia. I dati ufficiali o quelli dell’organizzazione ancora non li ho visti ma per queste mie riflessioni non è fondamentale. Riflessioni. Già. Riflessioni che lasciano un piccolo peso nel cuore. Perché mentre con mio figlio di sette anni sfilavo per le vie di Desio per cercare di garantire a lui e agli altri un futuro dignitoso, circondato da persone che venivano da Milano, da Sesto, Da Cinisello, Da Monza, Da Lissone, Da Muggiò, da Bovisio Masciago, da Cesano Maderno da Vimercate, da Brugherio e chissà da quanti altri comuni, vedevo persone, intere famiglie alle finestre ed ai balconi che non faceva nemmeno lo sforzo di vestirsi e scendere tra noi. Non so cosa pensino quelle persone della manifestazione. Se condividano il pensiero di impedire la costruzione della pedemontana o se, invece, viceversa, vogliano la strada. Ma ho la netta sensazione che invece l’idea di fondo, comune e condivisa sia, purtroppo, ancora quella che la strada non la vorrebbe nessuno ma che contro i potenti devastatori della terra nulla si può fare. È questa la vera grande vittoria di questi signori. Creare il senso di impotenza, creare una situazione di pigrizia di fondo che porta i desideri della maggioranza delle persone a soccombere. Voglio essere tanto cattivo quanto realista affermando che i nostri figli meritano di morire in preda agli attroci dolori delle malattie che verranno perché hanno avuto dei genitori c****oni.